Ogni situazione che determini una compromissione della normale deambulazione, si considera un fattore di rischio per l’emersione delle cosiddette lesioni da pressione. Le categorie più esposte comprendono quei pazienti che sono costretti a rimanere immobilizzati per lunghi periodi, a causa di una grave malattia o per il fatto di dover trascorrere una degenza postoperatoria. Anche gli anziani si considerano in pericolo rispetto a questa eventualità, in ragione di una graduale diminuzione della loro mobilità e per l’invecchiamento dei tessuti. Le afflizioni da decubito sono classificate dal punto di vista medico come lesioni tissutali ad evoluzione necrotica. Che vanno a colpire gli strati più superficiali della cute. Ciò nonostante, nei casi in cui le ferite non vengano curate per tempo, possono dare vita ad un processo degenerativo, in grado di allargare l’infezione fino a ricomprendere i muscoli e le ossa.
La prevenzione e la cura di queste afflizioni possono avvenire in un contesto privato o all’interno di una struttura ospedaliera. Sebbene non sia stata elaborata fino ad ora una strategia definitiva nella loro gestione, esistono comunque dei percorsi terapeutici abbastanza collaudati, che nella maggior parte dei casi si basano sull’utilizzo di particolari ausili come i materassi antidecubito. Per questo motivo si deve considerare fondamentale agire in via preventiva, in tutti quei casi in cui si ravvisi la possibilità che le lesioni da pressione potrebbero emergere.
Le cause predisponenti
Le condizioni che suscitano l’emersione delle lesioni da pressione sono diverse. La principale è senz’altro la compressione. Che va ad identificare quel fenomeno dove una particolare parte del corpo risulta il punto di convergenza di due forze, di cui la prima proviene dal peso del corpo, mentre l’altra si genera come reazione dalla superficie d’appoggio. Qualora si mantenga questo equilibrio di forze, per un periodo eccessivamente lungo, si andrebbe a compromettere la normale circolazione sanguigna. Con il risultato che si avrebbe l’ischemia prolungata della parte di tessuto interessata ed il suo conseguente indebolimento. Diversi esperimenti hanno provato che basterebbero soltanto due ore affinché su una parte di tessuto, che venga sottoposta ad una pressione di 32mmHg, si creino le condizioni per la nascita di una ferita. Anche lo stiramento si considera come una causa scatenante e va a considerare quelle particolari dinamiche, per cui si piegano eccessivamente determinate parti del corpo, spesso a causa dell’assunzione di posture sbagliate, a tal punto da provocare lo stiramento dei tessuti superficiali e la conseguente rottura dei vasi sanguigni interni.
Anche l’attrito si considera una condizione che può agevolare la formazione di lesioni da decubito: lo sfregamento eccessivo di parti del corpo sulle superfici d’appoggio potrebbe determinare la rottura dei vasi sanguigni all’interno del tessuto cutaneo. Ovviamente le persone anziane sono le più esposte al verificarsi di queste dinamiche pregiudizievoli, a causa della loro fisiologica debolezza epidermica. Alla stessa maniera il fenomeno classificato come macerazione si ritiene idoneo a suscitare le afflizioni in esame. E definisce quelle ipotesi in cui rimangano delle tracce di liquido biologico sul corpo di un paziente, per un lasso di tempo prolungato, idonee a produrre un indebolimento della cute e a renderla vulnerabile alla nascita di ferite.
I supporti antidecubito
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha specificato di recente quali dispositivi si considerano antidecubito, al fine di orientare i sistemi sanitari dei singoli paesi nella classificazione e nella gestione di questa tipologia di supporti: “qualsiasi prodotto(inclusi dispositivi, apparecchiature, strumenti tecnologici, software) di produzione specializzata o di comune commercio, atto a prevenire, compensare, tenere sotto controllo, alleviare o eliminare menomazioni, limitazioni nelle attività oppure ostacoli alla partecipazione”. Il Sistema Sanitario Nazionale garantisce agli invalidi, le cui caratteristiche devono corrispondere alle indicazioni individuate dettagliatamente in una norma specifica, di ricevere gratuitamente degli ausili di vario tipo, a seconda delle esigenze del caso. In grado di garantire il più possibile un’esistenza dignitosa a queste categorie della popolazione. Il Nomenclatore tariffario possiede un elenco dove vengono classificati i vari supporti, che si possono dividere in presidi, protesi, ortesi e ausili. Si ricorda che per ottenere gli apparecchi previsti dalla legge, si deve prima ottenere una prescrizione redatta dal proprio medico di base, che deve rilevare la condizione di menomazione e lo stato di necessità. In seguito è necessario fare una domanda all’Asl competente territorialmente.
Nel caso si abbia necessità di un dispositivo antidecubito ma non si rientri nella categoria degli invalidi di cui sopra, si può comunque beneficiare di una detrazione fiscale pari al 19%. Le spese sanitarie del contribuente sono soggette difatti ad una decurtazione. Al fine di poter disporre di questa agevolazione, è indispensabile possedere una prescrizione medica da presentare all’Agenzia delle entrate, dove si specifichi la patologia del paziente e la necessità di essere dotato di un particolare supporto. Qualora non si abbia la dichiarazione del medico, si può rilasciare una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà e la fotocopia del proprio documento d’identità, grazie a cui è possibile attestare una particolare condizione sotto la propria responsabilità.
I materassi antidecubito
I materassi antidecubito sono concepiti allo scopo di promuovere un’azione lenitiva e di prevenzione nei confronti delle problematiche in esame. Sono considerati dei dispositivi medici di classe I, all’interno della Classificazione Nazionale dei Dispositivi medici. Questi supporti si possono differenziare a seconda delle modalità di funzionamento, ognuna delle quali si presta ad intervenire in situazioni specifiche. Comunque i materassi antidecubito appartengono a due grandi categorie, i dispositivi statici e quelli dinamici. I primi sono dei veri e propri materassi, che vanno a sostituire i generi tradizionali. Mentre gli altri sono dei supporti, che si avvalgono il più delle volte dell’attività di un compressore, oltre a risultare ideati per essere posizionali sopra i normali materassi.
Tra i dispositivi statici si annoverano i modelli fatti in poliuretano espanso, in memory foam, oppure in fibra cava siliconata. Mentre tra i materassi dinamici i più diffusi sono quelli ad aria, che a loro volta si possono suddividere in altre specie, a seconda dei differenti sistemi di funzionamento che adottano: a pressione alternata, a bassa pressione continua, a lenta cessione d’aria, ad aria fluidizzata. Infine esistono le specie cosiddette ibride, a gel oppure ad acqua.