Ogni condizione in grado di pregiudicare la normale mobilità di un individuo si considera un fattore di rischio per l’emersione delle problematiche in esame. La riduzione o la compromissione delle funzioni motorie potrebbe dipendere dall’insorgenza di una grave patologia o dalle conseguenza di un incidente. Ma le cause che comportano l’obbligo a soggiacere in una situazione di staticità forzata sono numerose. A seguito di un delicato intervento chirurgico per esempio è possibile che alcuni individui si vedano obbligati a trascorrere lunghi periodi in immobilità, risultando esposti all’emersione delle afflizioni di cui si tratta. Alla stessa maniera la senilità, in determinate circostanze, si potrebbe ritenere una condizione rischiosa, in quanto provoca un graduale deperimento organico, coinvolgendo in particolar modo i tessuti cutanei. Con il risultato che alcuni anziani potrebbero affacciarsi con maggiori probabilità alla nascita di ferite da pressione
Le ulcere da decubito si classificano come lesioni tissutali ad evoluzione necrotica. Che di solito interessano gli strati più superficiali della cute. Ma nel caso degenerino, a causa di una loro evoluzione incontrollata, potrebbero coinvolgere anche distretti dell’organismo più profondi: i muscoli, la cartilagine e le ossa. Come si è ribadito in diverse circostanze in questa sede, le problematiche in esame sono assai complesse da gestire una volta che compaiono, perché ancora non si è trovata una cura definitiva. Anche se tutti i rimedi esistenti sono sufficienti quanto meno ad arrestare le dinamiche necrotiche delle ferite. Sarebbe opportuno quindi intervenire in via precauzionale, appena si rilevino delle situazioni a rischio, ponendo in essere tutte le procedure volte ad evitare la loro nascita.
I materassi antidecubito senza motore
I dispositivi presenti in commercio appartengono a diverse tipologie, ognuna delle quali si presta ad intervenire in casistiche specifiche. Parte di essi esprimono le proprie qualità terapeutiche tramite l’attività di un compressore. Altri invece, come per esempio i modelli che si definiscono statici, si basano su altre modalità di funzionamento, finalizzate ad amplificate le qualità possedute da determinati materiali. In seguito si esaminano i migliori dispositivi appartenenti a quest’ultima categoria, che non si avvalgono quindi dell’azione un compressore.
Il materasso ventilato in poliuretano espanso
Si tratta di un dispositivo adatto ad intervenire in quei casi dove il rischio di lesioni da pressione non è elevato. Di solito hanno una portata massima di 120Kg. Nella maggior parte dei casi sono divisi in tre parti, al fine di poter integrare i letti ospedalieri che possono essere reclinati in tre differenti angolazioni. Sono costituiti da una serie solchi, collegati tra di loro, che permettono la circolazione dell’aria tra il corpo del paziente e le superfici del materasso. La consistenza del poliuretano espanso contribuisce a distribuire perfettamente il peso del corpo e a spingere il paziente a rimanere in una posizione corretta. Esiste poi una sorta di variante del modello appena descritto. Ci si riferisce al cosiddetto materasso ventilato realizzato con materiali di diversa densità. Questo supporto è fatto in modo tale da poter ricevere l’inserimento di moduli, ottenuti sempre con il poliuretano espanso ma ognuno di essi possiede una diversa densità. In questa maniera è possibile assemblare il materasso a seconda delle necessità del caso. Le parti su cui è possibile inserire gli elementi corrispondono alle parti critiche del corpo, più esposte al rischio di lesioni.
Il materasso in fibra cava siliconata
Questo modello è idoneo ad essere adoperato in situazioni dove il rischio di lesioni è basso. Si distingue per avere uno spessore minimo ed una imbottitura particolare, costituita di fibre cave rivestite in silicone. Mentre la copertura è ottenuta con una fodera in cotone. Le concavità della superficie e i particolari elementi dell’imbottitura, consentono una notevole dissipazione del peso, oltre a permettere al materasso di risultare elastico. Il genere in esame è prodotto anche con inserti asportabili. In pratica il supporto può ricevere l’integrazione di una serie di cilindri, che al loro interno contengono le fibre cave siliconate (il rivestimento di ognuno di questi elementi è costituito da una fodera in cotone o in fibra sintetica). La facoltà di inserire questi elementi consente di intervenire più efficacemente sulla distribuzione del peso del paziente.
I materassi ad acqua
I dispositivi ad acqua si definiscono ibridi, poiché non risultano completamente statici ma allo stesso tempo la loro attività non si genera tramite un compressore. Sono destinati ad intervenire nei confronti di coloro che si trovano in una condizione di rischio di lesioni minima. La loro struttura è costituita da una serie di comparti, in materiale plastico, all’interno dei quali si inserisce del liquido (possibilmente ad una temperatura tiepida). Il movimento del dispositivo, provocato dai liquidi al contatto con il paziente disteso, è idoneo a compromettere le forze di compressione. Che di solito rappresentano una delle cause principali delle lesioni da decubito. Si ritiene comunque una tipologia superata, in quanto presenta degli svantaggi notevoli in termini di manutenzione, visto che il liquido deve essere spesso sostituito ed il lavaggio non è così semplice. Inoltre risultano poco confortevoli per il paziente, in quanto potrebbero provocargli una spiacevole sensazione di spaesamento.
I criteri di scelta
L’acquisito di un supporto antidecubito deve risultare completamente aderente ai bisogni del malato. Quindi è necessario compiere una serie di valutazioni prima di compiere una scelta definitiva, sia nel caso si operi in un contesto privato sia quando il processo di selezione avvenga in una struttura ospedaliera. Prima di tutto si deve rilevare esattamente la condizione clinica del paziente, in particolare è opportuno accertare se le lesioni siano già emerse o se al contrario esista soltanto una situazione di rischio. In base a queste osservazioni è anche utile compiere delle previsioni, capaci di determinare quanto possa durare la staticità della persona in esame. In secondo luogo è d’obbligo scegliere una tipologia di presidio che risponda perfettamente alle istanze terapeutiche del paziente.
E’ utile prendere in considerazione anche le valutazioni compiute dal paziente stesso, relativamente all’utilizzo di un particolare dispositivo, sopratutto in termini di confort. Nonché è necessario realizzare delle rilevazioni a posteriori, nel senso che periodicamente, dopo aver reso utilizzabile il dispositivo, sarebbe opportuno verificare il suo corretto funzionamento.