Le ulcere da pressione emergono quando una persona, per i motivi più disparati, si trova costretta a permanere in una condizione di immobilità per un periodo di tempo prolungato. E su alcune parti del suo corpo si instaurano una serie di fenomeni pregiudizievoli, i cui sviluppi non vengono arrestati per tempo. La causa più diffusa nell’emersione delle ferite da decubito è certamente la compressione, che si verifica quando su una zona del corpo convergono due forze che si contrappongono: l’una si produce per il peso stesso della persona, mentre l’altra emerge come reazione, proveniente della superficie dove è distesa. Alla lunga lo schiacciamento determina una ischemia prolungata dei tessuti superficiali del punto coinvolto, che crea le condizioni ideali per la nascita di una ferita: si è dimostrato a livello sperimentale che una pressione di 80mH, esercitata su un determinato punto e per circa due ore, risulta bastevole per suscitare una piaga.
Anche lo stiramento si annovera tra le cause che producono questo tipo di afflizioni. La dinamica dannosa si realizza a seguito dell’assunzione di posture scorrette da parte del malato, nel corso dei periodi in cui risiede in immobilità. In grado di provocare degli stiramenti a livello dei tessuti superficiali e la strozzatura dei vasi sanguigni interni: le premesse ideali per la nascita di una ferita da pressione
Alla stessa maniera l’attrito e la macerazione si considerano degli eventi determinanti nell’insorgenza delle problematiche in esame. Il primo si genera in quei casi in cui i tessuti molli del corpo vengono sottoposti a dei processi di sfregamento, dando vita ad una serie di dinamiche nefaste capaci di ostruire o persino di rompere i vasi sanguigni sottocutanei. Mentre la macerazione si produce quando alcune tracce di liquidi biologici sostano su alcune zone del corpo del paziente, per lassi di tempo eccessivamente lunghi: la chimica di questi elementi è idonea a provocare un indebolimento dei tessuti cutanei, rendendoli esposti alla possibilità che si formino delle piaghe.
La scelta di un materasso antidecubito
I presidi antidecubito rientrano nella classe I della Classifica Nazionale dei Dispositivi medici e si prestano ad essere adoperati nel trattamento o nella prevenzione delle lesione da pressione. In commercio esistono diversi modelli, che si distinguono per avere dei particolari sistemi di funzionamento e per rispondere a determinate esigenze del paziente. Si possono suddividere in due grandi categorie: i dispositivi dinamici e quelli statici. I primi si caratterizzano per un livello di sofisticazione maggiore e per avvalersi dell’attività di un compressore, in grado di intervenire direttamente sulla determinazione di una particolare densità e consistenza all’interno del supporto.
Il più delle volte si tratta di oggetti che si devono posizionare al di sopra dei materassi tradizionali. Mentre i presidi definiti statici si considerano dei veri e propri materassi, destinati a sostituire quelli tradizionali. Sono concepiti al fine di esaltare le proprietà terapeutiche di alcuni materiali.
Di solito si ottengono con il poliuretano espanso o con un suo derivato nobile: il Memory Foam. Altrimenti si realizzano con il lattice. Si dovrebbe considerare anche una terza categoria, quella dei cosiddetti dispositivi ibridi, malgrado risultino oramai quasi completamente obsoleti: i materassi ad acqua o a gel. Che si caratterizzano per ostentare la mobilità delle superfici ma allo stesso tempo per non avvalersi di un apparecchiatura per generare il dinamismo.
Prima di acquisire un prodotto di questo tipo si devono analizzare una serie di aspetti, sia nel caso si agisca in un contesto ospedaliero sia nell’ipotesi in cui si operi in ambito domiciliare. Le valutazioni principali riguardano la condizione clinica del paziente, in quanto risulta indispensabile conoscere le cause che l’hanno condotto in una situazione di immobilità. Inoltre è necessario stabilire, nei limite del possibile, il periodo in cui il degente rimarrà costretto in una condizione del genere. In secondo luogo si deve ricercare il presidio antidecubito e i vari ausili che rispondano nella maniera più efficace alle necessità del degente.
Nel caso in cui le lesioni fossero già emerse sarebbe necessario conoscere il loro stadio di evoluzione e scegliere un tipo di dispositivo che svolga un azione coadiuvante il trattamento. Qualora invece si agisse in via precauzionale si dovrebbe rilevare il grado di rischio di lesioni. Alcune situazioni patologiche in cui versa il paziente sono in divenire, quindi necessitano di un controllo continuo. Se mutassero le premesse su cui si era compiuta la scelta iniziale, bisognerebbe cambiare prontamente il presidio, adeguandosi alla nuova situazioni venutasi a creare. Sarebbe necessario infine prendere in considerazione le sensazioni del paziente, in merito ad eventuali effetti collaterali derivanti dall’utilizzo del dispositivo antidecubito.
I materassi antidecubito in lattice
I materassi in lattice si prestano ad essere adoperati in una struttura ospedaliera oppure in ambito privato, in quanto possiedono una serie di peculiarità che si adattano perfettamente ad entrambe le situazioni. Sotto il profilo terapeutico ostentano la capacità di sostenere il corpo nella maniera corretta e di risultare estremamente soffici, oltre a permette una corretta distribuzione delle pressioni, in quanto producono una spinta verso l’alto non appena il peso del malato grava su di essi. Si possono considerare una variante più rigida dei prodotti ottenuti con il memory foam. La sostanza inoltre non produce allergie e risulta di facile smaltimento, essendo poco inquinante.
Il lattice può essere naturale, sintetico oppure misto. I prodotti realizzati in lattice naturale sono senz’altro i migliori, in quanto la loro elasticità e la capacità di deformarsi è ineguagliabile. Anche i prodotti di questo tipo contengono degli inserimenti artificiali. L’importante è che si scelgano dei generi dove la percentuale di elementi esterni sia esigua. Mentre i materassi in lattice sintetico risultano più rigidi, mentre la loro elasticità non è così elevata. Comunque si ritengono adatti allo scopo per cui sono concepiti. I modelli misti sono una sintesi tra le due specie appena descritte. Per cui nel caso si avesse bisogno di una soluzione intermedia in termini di consistenza ed elasticità, la scelta potrebbe pendere verso questa tipologia. Va sottolineato che i prezzi del lattice naturale sono elevati, a differenza delle altre due specie, che sono più economiche.