Le ferite da decubito si definiscono lesioni tissutali ad evoluzione necrotica. Nella maggior parte delle ipotesi vanno ad interessare le parti più superficiali del tessuto cutaneo. Tali problematiche tuttavia possono aggravarsi, qualora non si ponga in essere un trattamento deciso nei loro confronti. Gli effetti negativi potrebbero interessare addirittura i muscoli e lo ossa. Chiunque si trovi in una condizione in cui risulti compromessa, o diminuita considerevolmente, la propria mobilità, si considera esposto all’emersione delle afflizioni in esame. La compromissione della funzionalità motoria può dipendere da diversi fattori. Il più delle volte è causata dall’insorgenza di una malattia grave o per le conseguenze di un intervento chirurgico particolarmente delicato. Anche gli anziani, in alcune situazioni, in ragione del graduale deperimento organico a cui sono soggetti, che comporta una riduzione delle normali capacità deambulatorie e l’indebolimento dell’epidermide, si considerano delle categorie a rischio.
Nei confronti di queste problematiche risulta opportuno intervenire in via precauzionale e riuscire a porre in essere tutte quelle procedure volte a scongiurare la loro emersione. Tra i passaggi che si devono compiere è necessario certamente acquistare dei supporti antidecubito. Dal punto di vista medico ancora non si è trovata una cura definitiva, in grado di incidere completamente sulla evoluzione necrotica delle lesioni, malgrado esistano dei trattamenti collaudati, che risultano comunque capaci di gestire efficacemente il problema. La European Pressure Ulcer Advisory Panel ha ripartito le varie tipologie di ferite in base al loro livello di gravità:
- Nel primo stadio si indicano quelle lesioni ancora non completamente compiute, che si caratterizzano per un indurimento oppure per la differente colorazione della cute, sintomo di principio di edema.
- Nel secondo stadio si rileva una lesione a spessore parziale, che va ad interessare gli strati superficiali del tessuto cutaneo e si presenta come una escoriazione.
- Nel terzo stadio la lesione a spessore risulta totale, con un peggioramento che va ad interessare anche gli strati meno superficiali del tessuto cutaneo.
- Nel quarto stadio si assiste ad una completa realizzazione della lesione, con una degenerazione importante, che va a considerare anche i tessuti muscolari e le ossa.
Le cause delle ulcere da decubito
Le lesioni da decubito nella maggior parte delle ipotesi sono provocate dalla cosiddetta compressione. Questa condizione si verifica quando su una determinata parte del corpo convergono due forze. La prima si genera dal corpo stesso, per effetto della gravità, mentre l’altra è provocata dalla superficie d’appoggio come controreazione. Alla lunga questa dinamica sfavorevole determinata una diminuzione dell’afflusso di sangue in corrispondenza della zona interessata ed il suo conseguente indebolimento. Si ricorda che un’ischemia prolungata, che si produce su un determinato distretto del corpo, è in grado di facilitare l’insorgenza di una lesione da decubito (si è calcolato che una pressione di circa 32mmHg, esercitata per un periodo di tempo non eccessivamente prolungato, sia in grado di creare le condizioni per la nascita di una ferita). Anche lo stiramento si ritiene un fattore di rischio. All’interno di questa categoria si inseriscono quei fenomeni derivanti dall’assunzione di posture sbagliate da parte del paziente, insistite per lungo tempo, che si considerano capaci di provocare delle strozzature o delle rotture dei vasi sanguigni all’interno degli strati cutanei.
Tra le cause idonee a suscitare la generazione di patologie di questo tipo si annoverano anche l’attrito e la macerazione. La prima considera i fenomeni di sfregamento, che coinvolgono i tessuti molli, nei confronti dei quali il paziente può generare delle dinamiche pregiudizievoli: i movimenti del malato, compiuti al di sopra di superfici non adatte alla prevenzione delle afflizioni in esame, possono innescare dei fenomeni di attrito alquanto dannosi. Mentre il secondo processo indica quei casi in cui sul corpo del paziente permangano inavvertitamente delle tracce di umidità. Che possono derivare dall’eccessiva sudorazione prodotta dal paziente oppure dalla sua incontinenza. I liquidi biologici possono indebolire la cute qualora rimangano per un periodo di tempo considerevole, in quanto sotto il profilo chimico riescono ad alterare i valori normali del pH, a tal punto da esporre le parti coinvolte alla possibilità di lesionarsi. Gli stadi avanzati della senilità si considerano situazioni particolarmente rischiose, in quanto comportano una vulnerabilità notevole del tessuto cutaneo e la facoltà di esporsi con più probabilità a fenomeni del genere.
I materassi antidecubito a nido d’ape
Questa tipologia di materassi si definisce tecnicamente ad aria con camera a gonfiaggio alternato ed è indicata per il trattamento di lesioni da decubito di primo grado, sia nel caso si operi in una struttura ospedaliera sia quando si agisca in ambito privato. Le superfici di questi dispositivi sono costituite da un insieme di cellule, isolate fra di loro, che formano un nido d’ape. Il materiale è in pvc, una sostanza polimerica. Le cellule o bolle di cui è costellato il supporto di solito sono 120/140. Attraverso l’attività di un compressore si gonfiano e si sgonfiano, in maniera alternata, coinvolgendo due serie di elementi. Lo scambio d’aria tra le celle ovviamente avviene con gradualità, allo scopo di non essere percepito da parte del paziente e non suscitare alcun fastidio sulle parti critiche del suo corpo. Il passaggio dell’aria tra i vari elementi solitamente dura dieci minuti, ma è possibile selezionare sul dispositivo dei cicli leggermente più rapidi o meno. Il processo dapprima avviene in un senso e poi nell’altro. Questo tipo di attività consente di favorire la circolazione sanguigna e distribuire efficacemente il peso del paziente sulle superfici d’appoggio, oltre a generare una discreta ventilazione epidermica.
I supporti in esame possono caratterizzarsi per generare un rumore non indifferente, sebbene ultimamente diverse case produttrici abbiano realizzato dei modelli abbastanza silenziosi. La loro istallazione è piuttosto semplice e non devono essere sottoposti ad una manutenzione frequente. Il compressore consente di regolare la pressione in base alla peculiarità del malato. I costi possono variare a seconda della qualità dei materiali utilizzati e dall’efficienza del dispositivo. Il più delle volte comunque gli elementi di fabbricazione risultano anallergici ed ignifughi. Questi dispositivi sono concepiti per rimanere in azione per molto tempo ed in maniera intensa. Di solito riescono a sostenere un peso massimo di 120Hg.