Le attività destinate alla prevenzione o alla cura cura delle cosiddette ferite da pressione, a prescindere dal contesto in cui vengono realizzate, necessitano di uno sforzo considerevole. A maggior ragione quando si è coinvolti nella ricerca di un presidio antidecubito, visto che è necessario prendere in esame diversi aspetti ed evitare che si compiano degli errori di valutazione. I cui effetti potrebbero innescare delle dinamiche pregiudizievoli per il paziente coinvolto nel trattamento. Ancora non si è trovata una cura definitiva nei confronti di queste problematiche, in grado di incidere completamente. Agire in via precauzionale risulterebbe la via più opportuna da seguire dunque. E meno gravosa, in quanto potrebbe ridurre le spese e i tempi di un percorso curativo di per sé più complesso. Di conseguenza sarebbe ideale dare vita ad una serie di azioni di prevenzione non appena si ravvisino delle condizioni di pericolo. A tal riguardo, si può certamente affermare che ogni circostanza in grado di comportare una riduzione o una compromissione delle normali capacità deambulatorie di una persona, rappresenta un fattore di rischio.
Le cause che contribuiscono a condurre una persona in una situazione di staticità e ad esporla al rischio di lesioni sono molteplici. L’immobilità potrebbe scaturire per le conseguenze di un grave incidente oppure a seguito dell’insorgenza di una patologia rilevante. Alla stessa maniera l’obbligo di dover trascorrere una lunga degenza postoperatoria si ritiene una condizione pericolosa, in quanto potrebbe costringere a letto l’individuo coinvolto per un periodo di tempo prolungato. Anche la senilità, intesa nelle sue dimensioni più problematiche, produce un complessivo indebolimento dell’organismo e dei tessuti cutanei, nonché una diminuzione delle facoltà motorie. Perciò anch’essa di per sé si ritiene una circostanza insidiosa.
Le lesioni da decubito
Le problematiche di cui si parla si definiscono tecnicamente lesioni tissutali ad evoluzione necrotica. Di solito vanno ad interessare esclusivamente le parti superficiali del tessuto cutaneo. Mentre nei casi di maggiore gravità si potrebbero estendere incontrollatamente, fino a considerare i muscoli e le ossa. L’insorgenza di queste afflizioni, nella maggior parte dei casi, è provocata da fenomeni di compressione, che si vanno a generare tra le prominenze naturali del corpo e le superfici contro cui vengono a contatto. Nello specifico queste condizioni sfavorevoli si ritengono idonee a produrre un’ischemia prolungata e la compromissione di un adeguato afflusso di sangue in corrispondenza della zona coinvolta. In situazioni del genere, alla lunga, l’emersione delle problematiche in esame sarebbe la diretta conseguenza. Ma le ferite si possono produrre anche per gli effetti provocati da altre dinamiche: lo stiramento, l’attrito e la macerazione.
Le ulcere da pressione di recente sono state inquadrate in apposite graduatorie, che le differenziano a seconda del loro livello di gravità. Tra le varie suddivisioni elaborate, quella più utilizzata è stata realizzata dalla EPUAP (European Pressure Ulcer Advisory Panel), che distingue le lesioni in quattro stadi:
- Alcune zone del corpo presentano in modo permanente un indurimento oppure una colorazione differente, dopo che su di esse si sono concentrate delle forze di compressione. Comunque si tratta di un fenomeno ancora embrionale, che va a considerare le parti superficiali del tessuto cutaneo.
- Lesione cutanea a spessore parziale, che coinvolge il derma e l’epidermide. La ferita è ancora in una dimensione superficiale e si presenta come una escoriazione.
- Lesione cutanea a spessore totale. Si assiste ad un fenomeno degenerativo, che interessa il tessuto sottocutaneo ma non va oltre la fascia.
- Lesione con degenerazione massiva. L’evoluzione necrotica della ferita arriva ad un livello massimo, riuscendo a coinvolgere la cartilagine, i muscoli e le ossa.
I criteri di scelta di un materasso antidecubito
A seconda del grado di esposizione all’insorgenza delle lesioni da pressione, esistono dei modelli di materassi specifici, che possono essere integrati con diverse tipologie di ausili in relazione alle necessità del malato. Prima di ogni altra cosa è indispensabile conoscere le condizioni di salute del paziente. Nello specifico, che si operi in una struttura ospedaliera o in ambito domestico, si devono rilevare le cause che hanno determinato la diminuzione o la compromissione totale della sua capacità deambulatoria. Nonché risulta indispensabile compiere una valutazione relativa alle tempistiche, ossia tentare di pronosticare il periodo entro cui il malato debba permanere in una condizione di immobilità. Qualora si dovesse dare vita ad un’attività di carattere precauzionale, sarebbe opportuno rilevare il grado di esposizione della persona alle problematiche in esame. Se, al contrario, si dovesse compiere una strategia volta a curare delle lesioni già emerse, sarebbe necessario conoscere il loro stadio di sviluppo. In seguito, in base alle informazioni acquisite, è possibile passare alla scelta del presidio. A questo proposito, sul mercato sono presenti diversi modelli di materassi, che si distinguono per essere provvisti di specifiche modalità di funzionamento ed andare incontro a determinate esigenze del paziente. Ma le condizioni cliniche del malato devono essere sottoposte ad un continuo controllo, anche perché potrebbero mutare, obbligando a scegliere delle tipologie di materassi più adatte ad intervenire nella nuova situazione venutasi a creare.
Nelle fasi successive è utile conoscere il giudizio del paziente, nei limiti del possibile, in relazioni alle sensazioni percepite a seguito dell’utilizzo del supporto. Queste informazioni si ritengono di aiuto allo scopo di comprendere fino in fondo il livello di confort offerto dal prodotto. In pratica è necessario capire se l’azione del materasso provochi dei disturbi di vario genere. Nei periodi di utilizzo del dispositivo bisogna studiare le abitudini del paziente a livello posturale, anche quando è seduto, in quanto nel caso si rilevi che adotti delle posizioni scorrette è necessario intervenire manualmente per correggerle. In quanto potrebbero compromettere o quanto meno ostacolare l’azione terapeutica del materasso. Inoltre è buona norma eseguire queste operazioni affinché non si offrano per un periodo di tempo eccessivamente prolungato le medesime superfici d’appoggio del corpo. Ovviamente questa prassi deve ritenersi ancor più doverosa nei casi in cui il paziente si trovi in una condizione di immobilità elevata e la sua autonomia risulti ridotta al minimo. Infine va compiuta una verifica periodica delle condizioni, a livello cutaneo, del malato, con l’obiettivo di rilevare eventuali mutamenti di stato delle parti nevralgiche.